Con questo post, siamo felici di inaugurare una nuova rubrica, con la quale vogliamo dare ai docenti d’inglese di tutta Italia la possibilità di raccontarsi durante la pandemia e di condividere il modo in cui hanno affrontato la sfida della didattica a distanza. La prima persona che ospitiamo è la Prof.ssa Francesca Tamani, della Scuola Media Chieppi di Parma.
“Sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro. Cattura i venti dell’opportunità nelle tue vele. Esplora. Sogna. Scopri”
Mark Twain
Il 22 febbraio è stato uno spartiacque importante nella vita di ogni singolo individuo coinvolto nel mondo della scuola. Tutti gli attori in campo hanno sperimentato da un giorno all’altro un cambio di scenario che spesso ha richiesto tempo e pazienza per essere decodificato e fruito. Una situazione repentina e improvvisa ha delimitato un prima e un dopo stabilendo nuovi ritmi, nuove priorità e soprattutto nuove metodologie.
Oggi, a due mesi di distanza, sono numerose le riflessioni che si possono fare, ma, una più di tutte si è fatta strada in questo periodo facendo riecheggiare in me la frase di Mark Twain con la quale ho aperto questo articolo.
“I venti dell’opportunità”, ecco: “l’opportunità”, la parola chiave. Fin dall’inizio di questa emergenza ho capito che io, come tutti i miei colleghi docenti, eravamo davanti ad un bivio, due opposte strade da percorrere. La prima, quella della rigidità, ovvero il voler adeguare le metodologie utilizzate nella didattica in presenza, alla didattica a distanza. Forzare tempi, sistemi e strutture all’interno di un contenitore che non era il loro. Come il voler calzare una scarpa troppo stretta o inserire un quadrato all’interno di un cerchio. Il risultato? Una fatica incredibile e un pungente senso di inadeguatezza e insoddisfazione. L’altra strada, invece, era quella del cambiamento. Il vedere la DaD non come una forzatura, un adeguarsi a schemi imposti dall’alto ma come una opportunità di crescita. La possibilità appunto di “esplorare” , addentrarsi in nuovi luoghi virtuali e coglierne l’utilità e la ricchezza. Una scelta, questa, faticosa quanto la prima, ma ricca di stimoli e di nuove sfide. Il modo per un docente all’alba di una ventina d’anni d’insegnamento per rimettersi in gioco, sperimentare nuovi modi per fare didattica e riscoprirsi oppure fallire rimanendo attaccata alle abitudini del passato.
Quindi, “scoprire” che questo meccanismo era già lì, pronto per noi. Da tempo. Frutto del lavoro di esperti e case editrici. Ben confezionato in tutte le sue parti ed efficiente in tutti suoi ingranaggi e che serviva semplicemente metterlo in moto e imparare a guidarlo.
Di conseguenza, una volta intrapresa la sfida, acceso il “motore” di questa nuova macchina, ogni giorno è diventato una vittoria, un piccolo traguardo raggiunto, un nuovo obiettivo per il giorno seguente.
E così, anni di clichés e stereotipi sono andati in frantumi in un attimo e tutto quello che era prima ora appare vecchio e superato. Si assiste alla ricostruzione della figura del docente, fondata principalmente sulle sue competenze digitali tanto decantate nelle linee guida ministeriali ma mai veramente verificate nell’era ante DaD. Competenze e abilità che in un giorno sono state improvvisamente attivate e ora sono divenute il perno sul quale si poggia la comunicazione, la fruizione e trasmissione delle nozioni nella scuola oggi.
Autore: Francesca Tamani - Docente Parma
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