La rubrica #TeacherExperences continua, con il contributo della professoressa Laura Contesso, della Scuola Media J. F. Kennedy di S.ta Giustina in Colle (PD).
Eccoci qua, fine maggio. Normalmente, il finale d’anno scolastico prevede un po’ di “delirio”: ultime verifiche, relazione di fine anno, adozioni dei libri di testo, ecc... E quest’anno sarà peggio del solito!
Mi si ripresenta quel miscuglio di emozioni di ogni fine anno. Euforia, perché “anche quest’anno è fatta!”, amo il mio mestiere, ma arrivare a giugno è sempre più faticoso; nostalgia, perché con alcune classi si crea una relazione davvero positiva, in cui c’è uno scambio di energie e di fiducia, e si riconosce negli studenti una specie di gratitudine (possibile?); infine, nervosismo e stress per la corsa contro il tempo. Dico sempre ai miei colleghi che dovremmo farci due foto all’anno, una a settembre e una a giugno. Direbbero molto.
Con “l’imprevisto” di quest’anno, tutte le normali acrobazie che noi insegnanti facciamo regolarmente si sono dovute adeguare alla DaD, una nuova sigla che non dimenticheremo mai.
Dunque, all’inizio di quest’avventura credo che pochi di noi potessero immaginare di terminare l’anno scolastico in modalità a distanza. Di indole direi senz’altro che sono ottimista, quindi inizialmente ho cercato di “difendermi” dall’incertezza che aveva subito aggredito alcuni colleghi inviando serenamente ai miei alunni un po’ di link e riferimenti a siti che usavamo normalmente nell’aula dotata di LIM, raccomandazioni per il ripasso di quanto fatto a scuola fino a quel momento, spunti per video su YouTube, cose semplici: “tanto – mi sono detta – al rientro basterà fare un po’ di sintesi e proseguiremo l’anno più o meno come lo avevamo iniziato”. Ecco: a volte sono troppo ottimista.
Nel giro di pochi giorni è subentrato il panico: indicazioni confuse, frettolose, registro elettronico che va in tilt mentre si prova a rincorrere la situazione, piattaforme mai viste che nel giro di pochi giorni, lunghi come settimane, dovrebbero diventare un’estensione del nostro pensiero. Chiedo: “posso selezionare?” Mi si risponde: “Ma certo!, ogni insegnante deve sentirsi libero di utilizzare lo strumento che trova più congeniale!” ma “occhio alla privacy”, “occhio ai genitori che rischiano di perdersi se ogni professore della classe fa in modo diverso”, “occhio alla connessione che va e non va”, “occhio al monte ore (tuo e degli alunni)”, “occhio al microfono degli alunni: spentissimo!”, “videocamera? Ma siamo matti?”, “No, allora facciamo microfono sì e webcam no”, “dai, allora va bene anche la webcam”, “tanto appena la accendi salta la connessione”, “però la piattaforma X va bene, quella Y no, e attenti alla Z”. Avete presente quando i britannici dicono: “I’m going bananas”? Ecco: bananas. Adattamento leggermente difficoltoso, ai limiti della gastrite.
Col passare delle settimane, grazie anche a degli studenti meravigliosi, e complice il fatto che oltre che insegnante sono anche mamma di due esemplari di studenti molto diversi fra loro, ho messo il turbo alla mia disponibilità e comprensione di tutte le variabili possibili, almeno una per ognuno degli oltre cento alunni. E così tutto ha preso un suo ritmo. È stato un po’ come cambiare ruolo a un giocatore: si deve adeguare a una serie di nuovi parametri, pur continuando a praticare lo stesso sport.
Per quanto riguarda la valutazione, non credo di poter avere una panoramica oggettiva sulle prestazioni a distanza: chi ha provato a fare da solo, chi è stato molto seguito, chi è stato del tutto sostituito (ho visto insufficienze gravi diventare fra i migliori della classe: wow!) insomma, di tutto un po’. L’unica tipologia di prova attendibile sarebbe stata, a mio avviso, la lettura individuale: registrata o in diretta, la voce dell’alunno che legge un brano, anche a sua scelta, non è facilmente sostituibile. Ma su una valutazione complessiva sulle varie abilità, e che sia attendibile, mi trovo ancora piuttosto in crisi e penso di aver deciso che lascerò correre. È qualcosa che ritengo di non poter controllare.
Credo sia essenziale, in situazioni come questa, avere comprensione non solo per sé stessi, ma per ognuno dei soggetti con i quali si interagisce. Non è stato facile per nessuno: dalla segreteria, al D.S., ai colleghi, agli alunni, ai genitori, e tutto questo senza tenere conto delle variabili “salute” e “preoccupazione”.
Ora manca solo qualche elemento, pure essenziale, come la modalità di svolgimento dell’elaborato di fine I ciclo d’istruzione, e anche quest’anno sarà davvero finito. Fare un bilancio è ancora impossibile, ma solo il fatto di essere ancora abbastanza lucida per raccontarlo mi fa pensare a un successo che non mi sarei mai aspettata ripensando alla prima metà di marzo.
Una cosa che ho senz’altro apprezzato, anche se ammetto di non averla troppo seguita per non farmi “trascinare dalla corrente”, è stata la presenza delle varie case editrici. In tante hanno messo a disposizione materiale, spunti, corsi: non mi sono sentita sola! Ciò che credo sarebbe molto utile in futuro è un prontuario di esercizi e verifiche veloci da somministrare a distanza, così come delle mappe modificabili per i vari argomenti di grammatica. E per finire un po’ più di cultura e civiltà con esercizi di comprensione.
Ormai credo che, anche in una situazione normale, i compiti per casa potrebbero essere, almeno di tanto in tanto, assegnati così. L’operazione di trasporre su Google Moduli gli esercizi è allo stesso tempo operativamente semplice e difficoltosa: per ottenere risultati attendibili e non superficiali bisognerebbe poter assegnare tipologie di esercizi più complessi: a questo punto non so se sono io ad avere ancora ancora molto da imparare (molto probabile) o se la tecnologia ha ancora dei limiti.
Per il prossimo anno, nella malaugurata ipotesi in cui si dovesse ripresentare un periodo più o meno lungo di didattica a distanza, cercherei di ottenere la possibilità di muovermi su più piattaforme rispetto a quanto attualmente autorizzato nella scuola in cui lavoro, ma ciò avrebbe richiesto alcuni passaggi burocratici per tutelare la privacy e rendere "ufficiali" per il nostro istituto tali canali.
Nel caso in cui invece, come tutti speriamo, l'anno scolastico procedesse serenamente, sarebbe un peccato disperdere tutte le conoscenze che abbiamo avuto modo di ampliare rispetto alle tante modalità di erogazione dei contenuti. Con calma e in modo un po' più organizzato, dall'inizio dell'anno scolastico sarebbe bello avere il supporto delle case editrici per formare i vari dipartimenti disciplinari all'uso delle piattaforme collegate al libro di testo in uso, magari coinvolgendo anche gli alunni oltre agli insegnanti. Sarebbe davvero interessante, formativo, utile.
Autore: Laura Contesso - Docente Padova
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