Niall Curry analizza la strada che l’istruzione stava percorrendo prima della pandemia e le opportunità che l’insegnamento da remoto offre, inclusa la realtà virtuale e gli scambi culturali virtuali.
L’improvviso spostamento verso una didattica online verificatosi nell’ultimo anno ha spinto gli insegnanti a creare spazi virtuali per l’apprendimento della lingua, spesso senza un adeguato supporto o formazione. Per molti di noi, questo ha significato intere giornate passate di fronte a uno schermo ad insegnare ai nostri studenti, mentre cercavamo una qualsiasi fonte di orientamento che potesse aiutarci a rendere questa transizione più facile.
Questo lavoro da parte degli insegnanti di tutto il mondo è stato lodevole. È però importante riconoscere che la pandemia di COVID-19 ha dato inizio a cambiamenti senza precedenti nelle prassi pedagogiche. Adedoyin e Soykan1 identificano in questa risposta collettiva dello spostamento online un meccanismo di risposta alla crisi e dicono che “i metodi di migrazione adottati dalle università come risposta alla crisi sono limitati alla distribuzione di materiali multimediali senza che però ci sia una presa di coscienza dei modelli e delle teorie per un efficace insegnamento online. Per questo, la migrazione indotta dalla crisi pandemica non dovrebbe essere vista come sinonimo di didattica online efficace [...] ma piuttosto come soluzione di emergenza per la didattica a distanza.”
Se questa è certamente una generalizzazione, personalmente l’ho trovata confortante. Prima, non dovevamo essere esperti di educazione digitale. Questo mi ha fatto pensare a come potremmo sviluppare i nostri approcci alla pedagogia digitale e a quali elementi del nostro modo di far fronte alla crisi meritano la nostra attenzione.
Dove stava andando l’istruzione?
Per guardare avanti, spesso è utile guardare da dove veniamo. L’OCSE2 mostra la t raiettoria su cui eravamo prima del COVID-19, concludendo che gli insegnanti devono preparare gli studenti per l’ignoto e l’inatteso. Le sfide future sono di natura sociale, economica ed ecologica, e l’istruzione giocherà un ruolo chiave nello sviluppo delle “conoscenze, competenze, attitudini e valori che permettono alle persone di contribuire a un futuro sostenibile e trarne beneficio”. Prima che la pandemia ci colpisse, gli obiettivi futuri delineati dall’OCSE sembravano rispondere proprio alle sfide globali che ci troviamo di fronte adesso.
Dobbiamo favorire un approccio interdisciplinare, favorire il pensiero critico e creativo, e supportare gli studenti in una miriade di modi, così che abbiano gli strumenti per fare fronte a queste sfide. Come insegnanti di lingua, siamo in una posizione privilegiata per farlo, data la natura transdisciplinare, linguistica e culturale del nostro lavoro3. Inoltre, gli inviti ad accogliere nuovi modi di sviluppare competenze e conoscenze negli studenti di lingua arrivano anche dal mondo accademico4.
L’impatto del COVID-19 sull’istruzione
Arriviamo alla pandemia. Non voglio sottostimarne l’impatto devastante sul settore dell’istruzione, a livello globale. Secondo la Edge Foundation5, l’occupazione giovanile è stata decimata, lasciando studenti con lavori precari a rischio. Abbiamo osservato un aumento dei problemi mentali negli studenti e i divari nell’accesso all’educazione sono aumentati, con gli studenti più svantaggiati sempre più indietro. Questi non sono problemi nuovi, ma sono stati esasperati dalla pandemia. La didattica online è vista come una potenziale soluzione e sono sempre di più gli appelli ad ampliare l’accesso all’insegnamento digitale, considerati i miglioramenti nella pedagogia digitale.
E allora, il passaggio all’online significa che non possiamo supportare i nostri studenti come previsto? Esistono opportunità in questo passaggio? Mi concentrerò sull’opportunità particolare di usare la pedagogia digitale per sviluppare competenze interculturali. È interessante che, mentre secondo l’OCSE6 le piattaforme online sono state usate in quasi tutti i paesi dell’OCSE e in quelli partner, c’è stato un impatto negativo marcato sullo sviluppo interculturale degli studenti. Si può sostenere che questo sia dovuto alla risposta alla crisi, piuttosto che una naturale caratteristica della pedagogia digitale. Dico questo perchè lo sviluppo delle competenze interculturali nell’insegnamento linguistico ha tratto vantaggio per molto tempo dalla tecnologia. Illustrerò ora due esempi di questo: gli scambi virtuali e la realtà virtuale.
Scambi virtuali
Gli scambi virtuali o la “telecollaborazione” si riferiscono all’uso della tecnologia per mettere a collaborare fra loro studenti da diversi contesti e culture. Al giorno d’oggi, questo succede solitamente online e se vuoi saperne di più, ho trovato illuminante il lavoro di Robert O’Dowd sull’argomento. Confrontato con altri contesti in cui non viene usato lo scambio virtuale, questo non sembra avere alcun impatto sullo sviluppo delle competenze linguistiche. Il chiaro vantaggio sembra essere relativo all’aumento dell’interesse verso le altre culture, che a sua volta porta allo sviluppo del senso di cittadinanza globale, al posizionamento centrale della cultura nel processo di apprendimento di una lingua e a una maggiore padronanza nell’uso dei media digitali, in modo autentico7,8,9. E così, mentre l’OCSE vede l’impossibilità di viaggiare all’estero come fenomeno che impatta negativamente sullo sviluppo di studenti dalla mentalità globale e interculturale, esistono delle opportunità per compensare questa mancanza, usando la tecnologia per organizzare scambi culturali.
Realtà virtuale
Il secondo esempio, quello della realtà virtuale, può sembrare inaccessibile ai più. Ma, con un moderno smartphone e un po’ di cartone, è possibile usare e creare spazi didattici virtuali. Prima del COVID-19, attraversare il globo per imparare una lingua era in ogni caso un’opzione poco realistica per molte persone. Per questo, trovare un modo di trasportarci virtualmente è una sfida che vale la pena affrontare. La realtà virtuale ha aumentato in maniera significativa la sensazione di coinvolgimento culturale da parte degli studenti10 e ha stimolato il loro interesse verso i luoghi presentati virtualmente11. La realtà virtuale ci permette di vedere i luoghi legati alla lingua che studiamo e possiamo usare vetrine di negozi, cartelli o perfino video con annotazioni che aggiungono informazioni su lingua e cultura. Anche in questo caso, si tratta di un approccio esistente già prima del COVID-19, che rappresenta una chiara opportunità di usare la pedagogia digitale per incoraggiare un apprendimento della lingua internazionale ed inclusivo.
Opportunità nella pedagogia digitale
In generale, c’è un buon numero di opportunità nella pedagogia digitale. Gli approcci discussi in questo post non incoraggiano solo lo sviluppo di competenze digitali e interculturali, ma anche l’autonomia degli studenti, inoltre sono economicamente convenienti, inclusive e creano spazi online autentici e culturalmente immersivi per imparare la lingua. Abbiamo bisogno di una vasta gamma di competenze per far fronti ai problemi dell’oggi e del domani e, se la pedagogia digitale può essere una panacea ai tempi del COVID-1912, il suo scopo può essere molto più ampio.
Come insegnanti di lingua, le nostre abitudini sono in costante cambiamento. Mi viene in mente la descrizione di Marckwardt13 della didattica linguistica come qualcosa che viene plasmata da “changing winds and shifting sands”, che in qualche modo è lo stato perenne dell’insegnamento delle lingue. Insomma, se l’impatto negativo della pandemia sull’istruzione non dev’essere certamente sottovalutato, la pandemia da COVID-19 offre l’opportunità di fare passi avanti nell’insegnamento delle lingue, globalmente, attraverso la pedagogia digitale.
Autore: Niall Curry - Docente e ricercatore in linguistica applicata, Università di Coventry
Guarda il talk integrale di Niall Curry:
Riferimenti:
1) Adedoyin, O. B., & Soykan, E. (2020). Covid-19 pandemic and online learning: the challenges and opportunities. Interactive Learning Environments, 1-13.
2) OECD (2018). Future of education and skills 2030: Curriculum analysis. OECD.
3) Liddicoat, A. J. (2018). Language teaching and learning as a transdisciplinary endeavour: Multilingualism and epistemological diversity. AILA Review, 31(1), 14-28.
4) Tuzlukova, V., Al Busaidi, S., & Burns, S. L. (2017). Critical thinking in the Language Classroom: Teacher Beliefs and Methods. Pertanika Journal of Social Sciences & Humanities, 25(2).
5) The Edge Foundation (2020). The impact of COVID-19 on education: A summary of evidence on the early impacts of lockdown. The Edge Foundation.
6) OECD (2020). The impact of COVID-19 on education: Insights from education at a glance 2020. OECD.
7) O’Dowd, R. A transnational model of virtual exchange for global citizenship education. Language Teaching, 52(4) 1-14.
8) O’Dowd, R., & O’Rourke, B. (2019). New developments in virtual exchange in foreign language education.
9) Schenker, T. (2013). The effects of a virtual exchange on students’ interest in learning about culture. Foreign Language Annals, 46(3), 491-507.
10) Cheng, A., Yang, L., & Andersen, E. (2017). Teaching language and culture with a virtual reality game. In Proceedings of the 2017 CHI Conference on Human Factors in Computing Systems (pp. 541-549). Association for Computing Machinery.
11) Xie, Y., Ryder, L., & Chen, Y. (2019). Using interactive virtual reality tools in an advanced chinese language class: A case study. TechTrends, 63(3), 251-259.
12) Dhawan, S. (2020). Online learning: A panacea in the time of COVID-19 crisis. Journal of Educational Technology Systems, 49(1), 5-22.
13) Marckwardt, A. (1972). Changing winds and shifting sands. MST English Quarterly, 21(3), 3-11.
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