Facendo seguito della pubblicazione del suo libro “30 Trends in ELT”, Philip Kerr condivide con noi qualche approfondimento sulle attuali tendenze e sui cambiamenti che stanno attraversando il mondo ELT, esplorando alcune delle motivazioni principali che spingono le persone a insegnare e ad apprendere l’inglese.
Mi chiedo in quanto modi il mio contesto di insegnamento differisca dal tuo. Età, livello, prima lingua, cultura d’origine, motivazione, ragioni che spingono a studiare, tipo di istituzione, dimensioni della classe: queste sono solo alcune delle variabili possibili. Qualsiasi sia il tuo contesto lavorativo, però, ci sono ottime possibilità che le forze che danno origine a questi cambiamenti nel modo d’insegnare inglese siano circa le stesse. I dettagli di ciò che facciamo in classe sono determinati dal contesto locale, ma i valori e le politiche educative sono sempre più globali. L’influenza deriva da organizzazioni come le Nazioni Unite, l’ASEAN (Association of Southeast Asian Nations), l’Unione Africana, l’Unione Europea, l’OCSE e la Banca Mondiale. È molto raro che i governi nazionali non seguano questi trend e raccomandazioni di più ampio respiro.
È possibile individuare due modi principali in cui I valori educativi globali stanno avendo un impatto sull’insegnamento dell’inglese. Entrambi riguardano il perché si insegna questa lingua.
Da una parte, c’è una visione secondo la quale imparare una lingua può e deve aiutare i più giovani a contribuire a un mondo più equo: un mondo di sviluppo e di stili di vita sostenibili, di diritti umani e di parità di genere, di pace e di nonviolenza, di cittadinanza globale e di diversità culturale. Questa è la visione dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile numero 4.7 dell’Agenda 2030, un obiettivo che l’ONU sogna di realizzare entro i prossimi 8 anni.
Al contempo, c’è una visione per cui apprendere una lingua, specialmente l’inglese, può aiutare le persone a diventare più competitive nel mercato globale del lavoro. Questo miglioramento nel capitale umano degli individui favorirà la competitività nazionale e la crescita. Quando un paese, come il Marocco, investe nel cambiare il proprio sistema educativo affinché le scienze vengano insegnate in inglese nella scuola media, lo fa per ragioni di sviluppo economico, non per raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile. L’OCSE promuove questa visione da molto tempo.
Molti dei cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo dell’insegnamento dell’inglese sono riflessi di queste due visioni. Da un lato vediamo un approccio più inclusivo nel definire la lingua che insegniamo. Questo è sempre più quello dell’inglese come Lingua Franca, l’inglese che usato in contesti multilingue e multiculturali, non più un inglese dei madrelingua che va preservato. L’importanza della mediazione fra diverse lingue sta diventando più largamente accettato, con metodi multilingua che iniziano a rimpiazzare la precedente insistenza sull’usare esclusivamente l’inglese in aula. Nei materiali di apprendimento, stiamo iniziando a vedere una maggiore diversità nelle rappresentazioni, in termini di etnia, tipo di corporatura, background culturale, neurodiversità, sesso, genere ed orientamento sessuale. Ci sono anche iniziative, molto benvenute, per rendere l’apprendimento più accessibile, ad esempio tenendo conto dei bisogni degli studenti con dislessia.
Allo stesso tempo, ispirati più da un interesse verso la relazione fra l’inglese e la preparazione per il mondo del lavoro, i corsi d’inglese oggi spesso contengono le life skills (o global skills, o 21st century skills) ritenute importanti nel contesto lavorativo. Alcuni esempi sono la creatività, la collaborazione o l’alfabetizzazione digitale. Queste life competencies possono essere di grande valore per la didattica, o per la vita più in generale in un mondo che cambia così rapidamente. C’è però da dire che sono entrate nel mondo dell’istruzione solo per la loro pertinenza con il lavoro.
L'attuale interesse verso un tipo di mentalità orientata alla crescita e alla resilienza, fra altri aspetti dell’apprendimento socio-emotivo, può anche essere ricollegato a un desiderio di preparare gli studenti per il mondo del lavoro. Oltre ad essere desiderabili nel luogo di lavoro, queste caratteristiche possono anche rendere l’apprendimento più efficiente.
Le ragioni per l’introduzione di tutti questi cambiamenti sono spesso sfocate, con poche separazioni chiare fra l’inglese “per la vita” e quello “per il lavoro”. È stato fatto almeno un tentativo di unire le due cose, che prende il nome di “Positive Language Education”. Per gli insegnanti e per le scuole è però importante decidere cosa sia prioritario. Questo perché il modo in cui facciamo le cose in classe dipenderà da cosa è più importante per noi. Ad esempio, le attività che sviluppano il pensiero critico sono diverse se affrontano un problema di “vita” (come riconoscere le fake news) sono piuttosto diverse da quelle per il “lavoro” (come analizzare un problema aziendale). Allo stesso modo, il pensiero creativo può essere approcciato in molti modi diversi. Se lo guardiamo dal punto di vista della “vita”, la creatività prenderà più probabilmente la forma di attività artistiche, mentre se lo guardiamo dal punto di vista del “lavoro”, questa consisterà più probabilmente nel trovare soluzioni originali a problemi specifici.
Il tempo che abbiamo a disposizione in aula è limitato ed è necessario operare delle scelte. Queste scelte saranno informate dai nostri valori personali. L’unico modo in cui possiamo fare scelte giuste è quello di chiarire a noi stessi, in anticipo, questi valori. Qual è allora la motivazione principale per insegnare e imparare l’inglese? A cosa dai più valore: l’inglese “per la vita” o quello “per il lavoro”?
Autore: Philip Kerr – Autore di materiali, teacher trainer, docente
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