Ollie Wood torna a parlarci di didattica e lo fa partendo dalla sua esperienza con il metodo della classe capovolta. Come applicare correttamente questo metodo e quali vantaggi porta? Scopriamolo insieme!
Capovolta o mista?
“Didattica mista” è un termine utilizzato per descrivere un modo di insegnare che combina risorse online e istruzioni impartite di persona per creare un ambiente di apprendimento personalizzato. In più, con l’apprendimento misto gli insegnanti solitamente mettono a disposizione degli studenti fuori dalla classe tutti i contenuti o parte di essi. La didattica capovolta spinge questo concetto al limite: gli studenti si servono di tutti i materiali tradizionalmente utilizzati in classe ma lo fanno a casa, in modo da poter lavorare seguendo il proprio ritmo di apprendimento. Poi, durante la lezione a scuola, si cimentano in attività e su materiali normalmente assegnati come compiti a casa, oltre ad essere coinvolti in lavori di gruppo o attività di progetto. Letteralmente c’è un capovolgimento di ciò che gli studenti fanno a casa e a scuola.
Quali sono i benefici?
Tipicamente, quando programmiamo le nostre lezioni dobbiamo fare una stima di quello che è il livello di conoscenze nella nostra classe, visto che abbiamo raramente a disposizione informazioni complete su quanto uno studente sappia o ricordi. Il problema qui sorge perché, se il contenuto delle nostre lezioni è troppo difficile, la maggior parte degli studenti avrà difficoltà a seguirci, mentre se è troppo semplice, la maggior parte di loro si annoierà. Per evitare ciò, quello che succede nella maggior parte dei casi è che finiamo per insegnare al gruppo che sta nel mezzo sperando di coinvolgere tutti quanti in qualche modo: di certo non è la situazione ideale. Attraverso il capovolgimento della classe, rendendo disponibile il materiale online, ogni studente può trascorrerci sopra tutto il tempo di cui necessita. Quelli che hanno già dimestichezza con l’argomento andranno avanti spediti, mentre gli altri ci spenderanno più tempo, anche aggiungendovi ricerche parallele per comprendere meglio i concetti proposti. Un vantaggio aggiuntivo per tutti gli studenti è che possono scegliere di approcciarsi al materiale quando lo ritengono più funzionale per il loro tipo di apprendimento: dalla mattina presto alla sera tardi. Inoltre, possono inserire liberamente delle pause senza doversi preoccupare di perdere contenuti o disturbare altri.
Quindi, cosa finisce online?
Essenzialmente, tutto ciò che richiede un lavoro passivo e cerebrale dovrebbe finire tra i materiali online. Quindi, se teniamo a mente una classica lezione PPP (Presentazione, Pratica, Produzione), le fasi di presentazione e pratica dovrebbero finire online mentre l’elemento della produzione dovrebbe essere svolto faccia a faccia. Questo approccio viene supportato anche da studi nel settore, che hanno rivelato che la maggior parte delle persone apprende meglio attraverso un approccio attivo. Abbiamo tutti incontrato studenti che ci hanno detto che quando si trovavano in classe gli sembrava di aver capito l’argomento ma poi trovandosi ad applicarlo a casa hanno incontrato difficoltà. Bene, la classe capovolta prevede che l’insegnante sia a disposizione degli studenti proprio quando hanno più bisogno di lui: durante la fase di produzione in cui applicano le conoscenze. Un’altra difficoltà che viene affrontata dall’approccio della classe capovolta è il lavoro di gruppo. Quante volte hai sentito gli studenti lamentarsi delle difficoltà organizzative legate all’incontrarsi di persona fuori da scuola? Oppure che il risultato di quegli incontri fosse scarsamente produttivo? Spostare la fase del lavoro di gruppo a scuola permette di migliorare le cose dal punto di vista logistico e inoltre, fa in modo che l’insegnante possa intervenire negli incontri di gruppo ed eventualmente fornire assistenza.
Ma io svolgo già molti lavori di gruppo…
È vero, in molte lezioni di inglese già si trascorre tanto tempo svolgendo lavori di gruppo o attività comunicative. Ma l’apprendimento capovolto non fa che spingere il lavoro di gruppo ulteriormente portandolo, assieme alla fase di pratica libera delle conoscenze, a diventare il fulcro della lezione. Prendiamo a modello, ad esempio, una lezione di lettura. La maggior parte delle fasi verrebbero svolte online: approccio all’argomento e introduzione; introduzione di nuovi vocaboli; la lettura del testo stesso, contornata da domande predittive e di comprensione. In classe invece, la lezione inizierebbe con approccio all’argomento e riattivazione di quello che si è letto per poi entrare nel vivo della discussione basata sul brano o sulla produzione: evitando che come spesso accade, queste fasi fondamentali siano affrettate, relegandole agli ultimi 15 minuti di lezione. Per parafrasare Alison King (1993), si tratta della transizione dell’insegnante da “attore sul palcoscenico” ad “accompagnatore defilato” in cui si trova ad accompagnare gli studenti attraverso un approccio uno-ad-uno guidandoli in modi che sarebbero impossibili o poco pratici se si usasse un metodo di insegnamento più tradizionale. Difatti, l’apprendimento capovolto abbraccia il modello di apprendimento incentrato sullo studente: qualcosa a cui tutti dovremmo aspirare.
Dunque, qual è l’altra faccia della medaglia?
Anche l’apprendimento capovolto, come qualunque altro metodo di insegnamento, si apre a potenziali sfide. A partire dalle risorse tecnologiche che in passato rappresentavano un ostacol. In realtà, da questo punto di vista gli ultimi anni hanno contribuito a far diventare la tecnologia in classe una pratica comune nella maggior parte dei casi. C’è ancora una montagna da scalare però: fare in modo che gli studenti siano affidabili sullo studio indipendente dei materiali condivisi, così che arrivino in classe preparati. Questo può essere incentivato attraverso uno stretto rapporto tra il lavoro programmato in classe e ciò che è stato caricato online, ma non è un metodo infallibile. Ci saranno studenti che arriveranno in classe poco preparati. Sfortunatamente, al di là dell’uso di piattaforme di apprendimento che ci permettono di tracciare i progressi e ricordare le varie scadenze, non ci sono altri modi per affrontare questo problema.
Vale la pena provarci?
Sì, assolutamente. Dopo aver letto i dati e gli studi sull’apprendimento misto e capovolto, io stesso mi sono sentito invogliato a provarci. Sapevo che questa scelta avrebbe richiesto un gran lavoro da parte mia, ma ero anche sicuro che i miei studenti ne avrebbero beneficiato. E nel mio caso, l’eccezione non è divenuta la regola. Certo, ho dovuto fare più attenzione alla pianificazione delle lezioni, così da stringere le maglie tra lavoro online e attività in classe. Ho anche dovuto trasformare il mio approccio didattico: inizialmente alcuni studenti hanno richiesto tanta attenzione e molto sostegno per insegnare loro prima di tutto come pensare, poi come imparare! Comunque, con costanza, la mia virata verso l’apprendimento capovolto si è dimostrata un successo. Posso dire in tutta onestà che quando viene applicato correttamente, l’apprendimento capovolto può portare ad un’esperienza di apprendimento molto più soddisfacente per entrambe le parti coinvolte.
Autore: Ollie Wood - Insegnante, teacher trainer e autore
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