In questo nuovo appuntamento della serie Cambridge Experience intervistiamo Roberto Danile, Centre Exam Manager di Cambridge English Exams Torino, Centro d’Esame Platinum fra i più grandi e longevi in Italia. La storia di questo Centro è profondamente intrecciata con quella della famiglia di Roberto e ha attraversato cambiamenti epocali nella certificazione linguistica, senza mai perdere l’ambizione di eccellere ed innovare.
Ciao Roberto, vuoi raccontarci qualcosa sulla storia del vostro Centro d’Esame?
Il centro è stato il 17esimo nato in Italia, nel 1975, in seguito alla chiusura del precedente centro, basato in una scuola di lingue che aveva chiuso. Tutte le scuole di lingua di Torino volevano quindi diventare Centro d’Esame Cambridge per ottenere quel prestigio. Siccome non sarebbe stato possibile sceglierne una sola, le scuole si misero d’accordo per proporre una persona super partes, che svolgesse il ruolo di Local Secretary, analogo all’attuale Centre Exam Manager. La figura individuata fu quella di mia madre, la signora Gina Gunzi Danile. Nel 1975 si facevano principalmente esami B2 First e C2 Proficiency, con 2 o 3 sessioni all’anno e qualche centinaio di candidati, mia madre svolgeva questo ruolo parallelamente a quello di insegnante e traduttrice freelance.
La storia del nostro Centro ha poi avuto una svolta con il progetto Lingua 2000, che ha causato un boom delle certificazioni, entrando nelle scuole italiane. All’epoca entrai nel centro nel ruolo di assistente al Local Secretary e insieme a mia madre sviluppammo il progetto. Fu lì che il centro si espanse ancora di più e iniziammo ad avere sessioni molto più numerose, nell’ordine delle migliaia di candidati ogni anno, in costante aumento. Ad oggi siamo uno dei centri con più candidati ogni anno, sempre sul podio insieme ai centri di Milano e Roma.
Qual è il segreto del successo del vostro centro e cosa vi distingue da tutti gli altri?
La caratteristica del nostro centro, fin dagli inizi, è stata quella di tenere sempre a mente l’esperienza del candidato, adottando un approccio che lo metta sempre nella condizione di fare del proprio meglio. Questo nel corso del tempo è stato premiante. Noi in fondo non dobbiamo inventare nulla, un esame Cambridge è già il top, noi cerchiamo semplicemente di aggiungere un servizio che renda l’esperienza più bella possibile per lo studente. Il riscontro più positivo che abbiamo avuto in questo senso è stato avere studenti che poi sono diventati insegnanti a loro volta, e hanno voluto riproporre ai loro allievi l’esperienza che loro per primi avevano vissuto.
Cosa è cambiato negli anni più recenti e come avete affrontato la situazione relativa alla pandemia?
Chiaramente il 2020 è stato un anno che ha sconquassato qualsiasi tipo di realtà, compresa la nostra. Dicevo prima che i nostri numeri sono sempre aumentati di anno in anno, ovviamente il periodo pandemico è stata un’eccezione. Attualmente ci aggiriamo intorno ai 12mila candidati all’anno, una delle conseguenze del Covid è stata anche la difficile lettura delle statistiche, perché abbiamo avuto molti studenti ai quali abbiamo congelato la quota d’iscrizione all’esame, per permettergli di recuperarlo più avanti, sempre nell’ottica di tutelare le scuole e gli studenti. Questo ha creato delle sessioni “gonfiate” fino all’anno 2021-2022, numeri confermati nel 2022-2023. Da quest’anno ci aspettiamo che le statistiche possano nuovamente essere lette in modo significativo, tornando a crescere a un ritmo del 4-5% annuo.
Con questi numeri la gestione degli esami dev’essere particolarmente complessa. Quante sono le scuole con cui collaborate a Torino e provincia e come riuscite a garantire che tutto funzioni alla perfezione?
Le scuole con cui lavoriamo sono circa un centinaio. Nel corso dell’anno ci sono chiaramente i periodi di picco fra maggio e giugno, con l’80% degli iscritti in queste sessioni, e il restante 20% diviso equamente fra la sessione autunnale e quella di inizio primavera. Durante questi picchi ci sono periodi in cui andiamo a svolgere esami anche in 30 scuole contemporaneamente, contando sull’ampio pool di invigilators, supervisors ed examiners. Fino a prima del Covid le scuole collaboravano di più fra loro ed ospitavano anche studenti di altre scuole per raggiungere un numero minimo di candidati, questa prassi è stata completamente abbandonata nel periodo pandemico perché nessuno poteva ospitare esterni. Adesso stiamo facendo un po’ di fatica a tornare a quel modello, ma un po’ alla volta ci torneremo.
Qual è la certificazione più svolta in quest’area, se ce n’è una?
Ci sono tre realtà principali quasi alla pari: il B2 First, il B1 Preliminary e gli esami Young Learners considerati nel loro complesso. Ognuna di queste categorie conta circa 2.500 candidati all’anno. In particolare il trend relativo a Young Learners, sviluppatosi negli ultimi anni, è positivo perché si tratta di esami motivazionali e quindi molti studenti che li hanno svolti ce li siamo poi ritrovati nelle sessioni di A2 Key, B1 Preliminary e B2 First. Il fatto di avere una distribuzione abbastanza costante fra questi gruppi di esami ci fa capire che c’è un percorso che gli studenti stanno seguendo di anno in anno. Negli ultimi anni poi c’è stato anche un notevole aumento degli esami C1 Advanced.
Parlando invece del futuro prossimo, quest’anno entreranno a regime gli esami Cambridge English Digital. Qual è la vostra visione e come vedi questo cambiamento nella realtà in cui operate?
Si tratta senz’altro di un’opportunità. Non parlerei ancora di transizione completa al digitale perché credo che comunque l’esame paper-based si manterrà nel tempo, ma la definirei una “rivoluzione necessaria” perché va incontro a delle esigenze della nostra clientela, ormai completamente appartenente alla generazione nativa digitale. Allo stesso tempo, avendo a che fare con molte scuole statali, vedo complicato portare gli esami digital negli Istituti Comprensivi, soprattutto per la mancanza di risorse a livello informatico, nonostante il PNRR. Vedo invece molto più potenziale nelle scuole superiori, infatti stiamo lanciando dei progetti per proporre già dalle prossime sessioni una versione “ibrida” nella quale i livelli più alti possano essere svolti al computer nel laboratorio multimediale. Nella nostra idea, una volta che gli studenti avranno capito i vantaggi del digital, saranno loro stessi a richiedere questa tipologia d’esame. L’unico ostacolo che vedo è nelle scuole più importanti, che di solito organizzano sessioni da oltre 100 candidati per un unico livello. Difficilmente potranno fare sessioni così grandi in digital perché non avranno sufficienti computer. La soluzione sarebbe dividerle su diversi giorni, ma questo comporta dei costi aggiuntivi per la scuola ed è quindi difficile che venga accettato dai responsabili amministrativi. Noi comunque proporremo di iniziare con questo percorso. Da parte nostra, laddove ci sono sia i candidati che i requisiti tecnici, gli esami digital sono assolutamente vantaggiosi, sia a livello di gestione che di tempistiche. Sarà quindi solo una questione di trovare l’equilibrio giusto fra la domanda e la capacità di soddisfarla.
Autore: Gabriele Scollo – Content Marketing Executive, Cambridge University Press & Assessment, Italy
Se ti è piacuto questo articolo potrebbero essere interessanti anche questi!